Più so più vivo e la filosofia
Il filosofo, se è un filosofo, è suo compito dare una chiave di lettura del mondo e della vita. Non una chiave di lettura di un mondo codificato, misterioso, romanzato, esoterico, idealizzato. Questa lettura del mondo chiunque può darla, basta solo un pizzico d’immaginazione, voglia di raccontare favole, un po’ di audacia e il gioco è fatto. Al filosofo filosofo questo modo di intendere il mondo non piace. Lui vuole capire e far capire il mondo per com’è e non per come si vuole che sia. E, per capirlo, prima lo scompone, poi lo ricompone e, poi, una volta capiti i suoi ingranaggi, i pezzi che lo costituiscono, una volta intuiti i punti oscuri, afferrato le nuances, le sfumature, insomma, una volta capito il “sistema mondo”, cioè il mondo fisico e il mondo culturale, allora e solo allora si limita a parlarne.
La nostra “arte filosofica”, dunque, consiste proprio in questo: smontare e rimontare il mondo, cercare di chiarirlo, capirlo, illuminarlo come meglio si può. In seguito, una volta chiaro il “sistema mondo”, provare a vivere nel migliore dei modi possibili in esso. Potenziare e realizzare il massimo di noi stessi, dovrebbe essere implicito in ogni pensiero filosofico.
Naturalmente, ognuno, una volta che ha afferrato come funzionano le cose, è libero, deve sentirsi libero, libero di scegliere ciò che più si addice alla sua biologia, psicologia, educazione; al suo temperamento, ambizione, carattere e, infine, alla sua personale visione del mondo e della vita. Non si può vivere con la verità degli altri e tanto meno con quella dei filosofi.