PORTRAIT OF ITALY IN NUCE

 

Ogni italiano, analfabeta o sapiente che sia, può dire la sua del paese in cui è nato, che poi questa sua opinione sia veritiera o no, è un’altra faccenda. Anch’io dirò la mia. Sarà il mio modo di vedere e interpretare la realtà italiana. Non la vedrò come i bigotti e i benpensanti vogliono che sia, ma per come realmente è, almeno dal mio punto di vista. È quello che cercherò di fare in questo Portrait of Italy in nuce.

Premetto. Gli esseri umani, e non importa il colore della loro pelle, non nascono disuguali fra loro. Affatto. Nascono uguali. La disuguaglianza, sia economica che culturale, la fa il paese in cui vivono.

Parto un po’ da lontano con quest’articolo, dai greci, sperando di rendere l’argomento più chiaro e convincente. Per questi, per i greci, la virtù ( areté * ), la perfezione, l’arte, la scienza, la democrazia, erano da cercare, non solo nella conoscenza filosofica, ma anche nelle gare podistiche (corse a piedi, maratone), pratiche culturali ed educative che miravano al miglioramento dell’uomo sia fisico che culturale. Era questo il loro modo d’istruire e far progredire il genere umano.

Dopo i greci vengono i romani. Per questi, la filosofia e tutte le altre arti greche si trasformano in arti predatorie. Roma nasce ladrona e ladrona rimane. L’impero romano è un impero di predatori. Ovunque si stabilisce nelle terre che insanguina e occupa, lì costruisce fortezze e colossei e non palazzi d’umanità e giustizia. L’impero romano s’innalza sulla violenza, sulla distruzione di altri popoli e sul furto.

Con i romani si passa dai giochi olimpici e dalle pratiche virtuose e democratiche greche, alle guerre, ai gladiatori, all’arena, al Colosseo, a giornalieri crudeltà e bagni di sangue. Con loro, tutto si riduce a imperatori, a patrizi, a centurioni. all’egoismo illuminto e a panem et circenses, ovvero all’estremo impoverimento fisico, economico e culturale del popolo.

Dopo i romani, arrivano i cristiani. Il centurione romano si trasforma in prete: un altro modo per fare uso del crimine, del furto e della violenza. Nel 393 della nostra era, grazie a tutto quello che avevano fatto l’imperatore Costantino e Paolo di Tarso, la fede cristiana diviene religione di Stato. L’imperatore Teodosio I, dopo secoli di pratica, decide di vietare i Giochi Olimpici greci. È l’inizio del Medioevo.

Nasce il cristianesimo, quindi la Chiesa. Con quest’ultima nasce la falsità come predica istituzionalizzata e giornaliera. In tutto quello che afferma, ci sono solo parole, non fatti. Nascono così i preti bugiardi, i vescovi bugiardi, i papi bugiardi. Dio non esiste, nessuno l’ha mai visto, Cristo è fiction e loro lo sanno, quindi mentono e sanno di mentire. Tutto si trasforma con i cristiani, dall’oggi al domani, in violenza divina, in flagellazione e disprezzo per la vita e per il corpo. La Terra diventa un luogo invivibile. La fuga da codesto posto è salvezza. Le città terrestri si trasformano in città celesti, la vita su questo sasso rombante è un inferno, la vita in cielo un paradiso.

Il Medioevo è l’orgasmo dell’invenzione. Il suo motto è: non esiste, quindi me l’invento. S’inventano favole di ogni tipo e sorte, s’inventano storie mitologiche, personaggi divini, dei, esseri supremi, gente che risuscita altra gente dopo morta e stramorta, s’inventano super eroi, santi e madonne a non finire e tutto questo, sempre e sempre, a scapito della realtà, della veridicità, della fisicità dei fenomeni che ci hanno scolpito e creato. Con la Chiesa e con i cristiani il mondo reale, vero, fisico, si trasforma in un mondo metafisico.

Da questo momento in poi, il machiavellismo ecclesiastico, e per due millenni e oltre si concentra anima, corpo e spirito su come sfruttare e manipolare i propri rivali imponendo loro la sua aria fritta e vuotaggine ragionata. Ci riesce. Il popolo, invece, viene barbaramente manovrato con ogni idea e mezzo. Quando i sovrani chiedono ai preti, i detentori della scienza divina, come devono istruire il popolo, questi rispondono dicendogli che il popolo s’istruisce tenendolo analfabeta e nutrendolo solo di quel tanto per poterli servire e fare le guerre per loro.

A questo punto, gli eroi della favola divina, trasformano non solo l’Italia, ma l’Europa intera, in un cantiere. Si costruiscono ovunque cattedrali gotiche, luoghi di culto, chiese, castelli, palazzi e si decorano con pulpiti, sculture, dipinti, arazzi, trittici e tutti per dimostrare, adorare e ospitare gli eroi fiction della favola divina. E così, a via di credere ciecamente in questa favola, anche gli eroi reali – re, regine, imperatori, principi, ecc., sono diventati fiction. Il Medioevo è fiction.

Le madonne col bambino, i cristi vivi, i cristi morti, i santi, i san Sebastiano riempiti di frecce che sorridono, i limbi, i purgatori, gli inferni, i paradisi, le resurrezioni, diventano realtà e non c’è un’altra. Quando uno respira, respira la realtà divina. È tutto divino. Ma il divino ha bisogno di denaro, di molto denaro, d’infinite ricchezze per continuare a essere divino. E così s’impone ai signori, alla gente e al popolo di fare offerte alla santa Madre Chiesa, di pagare indulgenze per riscattarsi dai peccati, fare beneficenze, contribuire alle spese di mega costruzioni ecclesiastiche, e pagare, sempre e sempre, parcelle a non finire alla divina Madre Chiesa.

Questa, per tutelarsi contro i suoi nemici, e ne aveva parecchi, crea un tribunale gestito dai preti: la divina Inquisizione. Quindi si costruiscono ancora prigioni e armi di tortura. Qui il genio divino della divina Chiesa è insorpassabile. Basta visitare oggi uno di questi musei della tortura che i preti usavano contro gli eretici e contro tutti quelli che non s’inginocchiavano al loro passaggio, per rimanere scioccati a vita.

La storia italiana è fatta di questa realtà ed è questo il suo background. Non c’è un altro. Sovrani, architetti, storici, artisti, scrittori, intellettuali, poeti, con qualche rarissima eccezione, sono tutti ipocriti e baciasanti e i papi, realmente o simbolicamente, tutti muniti di spada e croce. Questi, i papi, per il particolare loro e della Santissima Madre Chiesa, decidono di tenere l’Italia divisa. È più facile controllare con la croce e con la spada una sola regione che non tutta la Penisola.

Scrive Machiavelli nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio: “Abbiamo adunque con la Chiesa e con i preti noi Italiani questo primo obligo: di essere diventati sanza religione e cattivi: ma ne abbiamo ancora uno maggiore, il quale è la seconda cagione della rovina nostra: questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questa provincia divisa.”

E così, grazie alla Santa Santissima Chiesa Cattolica Romana, il nostro paese è stato invaso, stuprato, oltreggiato e derubato dagli unni, da vandali, visigoti, ostrogoti, longobardi, bizantini, arabi, normanni, lanzichenecchi, spagnoli, francesi, prussiani, austro-ungarici, tedeschi e durante la Seconda Guerra Mondiale dagli inglesi, americani, australiani, africani, canadesi, neozelandesi, insomma stuprato, oltreggiato, derubato e insultato da cani e porci ovvero da chiunque desiderasse fare una facile conquista e avere tante avventure.

Oggi, nel 2018, le invasioni si sono trasformate in offese verbali: ci insultano tutti, gli facciamo pena, schifo, compassione, siamo il ventre molle, non d’Europa, ma del Pianeta. E questo, sempre e sempre, come diceva giustamente Machiavelli, grazie prima di tutto al Santo Padre e alla Santa Santissima Chiesa Cattolica Romana.

L’Italia storica e reale è questa. Non c’è un’altra. Quando il papa va in visita in altri paesi, non porta loro pane, gioia di vivere e scienza, porta loro l’oppio, la povertà, l’involuzione, la violenza, la croce, quindi l’inferno. Di altri beni la Divinissima Chiesa non dispone. Tutto cambia, sia fisicamente che culturalmente, eccetto lei e le sue favole. È questo il contributo culturale che l’Italia apporta agli altri popoli della Terra.

Non è fuori luogo dire a questo punto che nessun cervello italiano, nessuno in assoluto, può sfuggire all’indottrinamento e alla cultura della Santa Santissima Chiesa e sentirsi libero di pensare a modo suo. Non esiste. In un modo o in un altro, la sua influenza c’è, e ogni italiano la subisce, la ingerisce e infine ne è posseduto. Qui, nella terra del Santo Padre, la divinità si respira nell’aria come lo sconsolato din don delle campane lo respirano le orecchie che non possono fare a meno di non sentirlo e subirlo. L’Italia è questa, nel cuore e nell’anima, legata ai miti e al Medioevo, un’altra Italia non esiste.

Ecco il capolavoro che la divinissima Chiesa, con la sua arte e la sua favola, è riuscita a fare/creare di questo paese: un vero e proprio masterpiece di vuotaggine ragionata e d’aria fritta. Gli italiani, la maggior parte, adorano questo masterpiece e non sanno di cos’altro parlare quando aprono la bocca. Infatti, in Italia non c’è che questo capolavoro millenario. Peccato che gli italiani non la vedano, la Divinissima, per quello che realmente è ed è sempre stata: un polipo dai mille tentacoli velenosi all’inverosimile che soffoca spietatamente ogni respiro di realtà storica, sociale e individuale. Il suo urlo è: lunga vita all’ignoranza, a Panem et circenses, a porgi l’altra guancia, a Ave Maria, e mafia e fascismo e cristologia!

Non era il poeta Mario Luzi che diceva che “L’Italia è un’illusione, anzi un miraggio, un oggetto del desiderio?” Peccato che ha dimenticato di aggiungere “un incubo per chiunque abbia la fortuna di conoscerla.”

 

*         L’idea di scrivere questo articolo mi è venuta dopo aver letto “La corsa di resistenza in una prospettiva antropologica e comparativa”, tesi di laurea triennale in filosofia di Rossano Bisio.

 

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.

 

 

 

 

Comments

  1. By dino pastorelli

  2. By Wilma Caraffini

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