Il testamento esistenziale di Francis Sgambelluri *

 

Sono uno che crede nella conoscenza, e

per conoscenza intendo la scienza, la fisica

la Biologia, la psicologia, la neurologia, la matematica,

ma credo anche nella realtà, nella verità e nell’onestà.

Ecco cosa mi ha spinto a scrivere quest’articolo.

 

“Verrà la morte

E avrà i tuoi occhi”,

dice Pavese.

Non i miei, dico io,

Perché li avrò io

prima di lei!

 

Uno può commettere il suicidio senza dire una parola, come fa la maggior parte dei suicidi. Io, invece, faccio l’opposto, scrivo le ragioni che mi portano a quest’atto e dico anche che per me il suicidio è una delle cose più convenienti della vita: ci si può sbarazzare di essa quando e come uno vuole.

Non è un suicidio d’amore, il mio, neppure uno per motivi di salute o per altre ragioni. La mia è una sentita ribellione esistenziale contro l’assurdità fenomenica vista da ogni aspetto e la barbarie sociale del mondo in cui vivo.

Dico anche che, nonostante tutte le avversità che ho affrontato nella vita, ho realizzato ciò che più desideravo: capire un po’ me stesso e i miei simili e, a modo mio, penso che l’abbia fatto.

La mia morte, dunque. In realtà, questa l’avevo già decisa verso la fine degli anni Sessanta a Parigi. Poi non è avvenuta, poi, il poi di allora, è diventato il poi di oggi e tra questi due “poi” sono trascorsi più di 50 anni. Però, ragionavo così in quei tempi e ragiono ancora così:

Nascere da un nulla e poi ritornare in un altro nulla senza un “ma” e senza un “perché”, non è divertente. Sentire notte dopo notte i passi sempre più vicini della Signora delle tenebre, non è una piacevole melodia. La natura non è stata mai il mio ideale e mai potrebbe esserlo per com’è fatta. È alla mercé di almeno tre principi uno peggio dell’altro: il principio dell’assurdo, il principio del mangia o sarai mangiato e il principio della Signora delle tenebre. Queste tre leggi o principi universali che vanno dal micro al macro, valgono per ogni fenomeno inanimato e animato nell’intero universo: stelle giganti ingoiano quelle più piccole e gli animali più forti mangiano quelli più deboli, e il resto è dominato dell’assurdo. E così, alla fine d’una travagliata esistenza non c’è un compenso, ma ci sono le tenebre. In un così fatto mondo, non vi è scampo per nessuno, genio o imbecille che sia.

Stando così le cose, abbraccerei volentieri l’idea di Schopenhauer. Ecco cosa dice lui: se dovessi scegliere tra nascere e non nascere, sceglierei di non nascere; se dovessi decidere quando morire, deciderei subito dopo la nascita; se fossi obbligato di vivere tutta la vita, la vivrei ubriacandomi per non sentire i passi della Signora delle tenebre.

Vivere poi in una società che ha come regole il crimine legalizzato, il delitto istituzionalizzato, la discriminazione, lo sfruttamento, le guerre, le falsità e nell’insieme è fatta di vittime e carnefici. A me, questo e molto altro mi ha sempre voltato lo stomaco e insultato l’anima e penso che sia così per tutti quelli che hanno una umana dignità e una coscienza sociale.

Se poi andassimo al nocciolo del fenomeno vita, tanto per capirci qualcosa di più, dovremmo chiederci:

Perché veniamo al mondo?

Per morire.

Ha un senso la vita?

Quello che gli diamo noi.

Siamo soli?

Fondamentalmente siamo tutti soli.

E la morte che cos’è?

Una liberazione!

Oggi non sono più giovane come lo ero a Parigi negli anni Sessanta, oggi i miei 82 anni iniziano a farmi sentire il loro peso. Non voglio gravarli ancora con acciacchi, travagli e sforzi e tanto meno umiliarli dandogli una vita alla mercé d’una crescente infermità e ineluttabilità. E dato che non c’è tempo, in questo così fatto mondo per piangersi addosso, ho deciso che si è avvicinata la mia ora.

La mia morte, dunque. Questa, diversamente della mia nascita, voglio gestirmela io in tutto e per tutto e devo farlo mentre sono in vita e in buona salute, perché, a mio modo di vedere, una delle cose importanti della vita, se non la più importante, è non solo come si vive, ma anche come si muore.

Sono le 10.30 d’un giorno qualunque di luglio del 2021 e sto per entrare nell’ufficio dell’impresa funebre Defabianis a Biella. È qui che oggi sceglierò (insieme a me c’è Lorenza Negro, la mia compagna, e il signor Massimo Bracco, un rappresentante dell’azienda) la mia bara e darò istruzioni per il mio funerale. 

Prima scelgo la cassa; secondo non voglio annunci funebri né un funerale; terzo voglio essere cremato in un saio bianco nel crematorio della Valle d’Aosta; quarto voglio che le mie ceneri siano sparse sulle montagne Biellesi (molte delle mie idee, che poi finirono nei libri che ho pubblicato, mi sono venute mentre camminavo su questi monti); quinto sono ateo e sbattezzato e come tale voglio essere cremato.

Riguardo alle mie esequie ho dato istruzione all’impresa appena menzionata e delego anche il mio carissimo amico Armando Amatista insieme a mio figlio Julian Goerisch.

Questo è il funerale in cui credo e desidero, grazie. Francis Sgambelluri.

Auguro a tutti gli amici di Facebook una splendida e felice DOMENICA tutta in maiuscolo e non dimenticate che la vostra opinione mi sarà sempre cara, grazie.

*Oggi, domenica 11 febbraio 2024, compio 82 anni, un numero di che non mi sarei mai aspettato di raggiungere.

Comments

  1. By Daniel

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