A un figlio dell’Africa 1
Questo racconto, oggi primo maggio 2017, è dedicato a tutti i Popoli Lavoratori del Pianeta.
Orazio Guglielmini si trova in Sudafrica, a Durban, davanti a lui un ragazzo quasi trasparente, pelle e ossa e dallo sguardo fiero che gli chiede l’elemosina. Non gliela dà. Gli viene voglia di parlargli e gli parla. L’altro l’ascolta. Ecco cosa gli dice.
Vedi ragazzo, se tu ti trovi in questa situazione di merda, non è sicuramente colpa tua. Cosa mai avresti potuto fare tu, tu alla tua giovane età, per essere indotto a mendicare? La tua miseria ha una lunga storia e io sono qui per raccontartela. Vuoi sentirla?
Il giovane africano lo fissa e poi muove il capo in segno di sì.
Allora ascolta disse Guglielmini.
Vedi, tra te, un derelitto del Continente nero, e il ricchissimo figlio della regina Mary-Luisa-Kapeto-Borbone-Marinoroff, non c’è la pur minima differenza naturalmente parlando. Tu hai due gambe e lui ha due gambe, tu appartieni alla specie scimmia e lui appartiene alla specie scimmia, tu hai una bocca e lui ha una bocca, tu corri veloce e lui corre veloce, tu hai un cervello e lui ha un cervello, tu sei un bipede e lui è un bipede, tu sei figlio d’un uomo e d’una donna e lui è figlio d’un uomo e d’una donna, tu hai un pene e lui ha un pene, tu puoi procreare e lui può procreare, tu per vivere hai bisogno di cibo e lui per vivere ha bisogno di cibo; il tuo corpo è fatto di cellule, ossa, carne e sangue e il suo corpo è fatto di cellule, ossa, carne e sangue, quindi, anatomicamente, niente hai tu che lui non abbia e niente ha lui che tu non abbia, di conseguenza, tu e lui, appartenete alla stessa e medesima specie e allo stesso e medesimo pianeta.
Qual è, allora, la differenza fra voi due? Voglio dire, qual è la differenza fra te, un reietto, un nulla sociale, uno che chiede l’elemosina, e lui, il figlio della regina Mary-Luisa-Kapeto-Borbone-Marinoroff, che ha tutto ed è tutto? Te lo dico io, qual è. La differenza fra voi due è una differenza, non di specie, non biologica, non atomica, non molecolare, non di geni, non di neuroni, non di arti, non di qualità intrinseche, genetiche, innate, e neppure una differenza di pianeta, appartenete ambedue allo stesso pianeta: la vostra è una differenza sociale, una differenza di classe.
Cosa vuol dire una differenza di classe? Tante cose, ragazzo mio. Ad esempio, tutti gli animali, in un modo o in un altro, formano tra di loro un gruppo, una comunità, una società, un modo di stare e di vivere insieme, e così anche gli esseri umani. Come, allora, come si è venuta a creare tra te e lui quest’allucinante discriminazione? Perché tu, tutto pelle e ossa, e lui così ricco e straricco?
Vedi, questa mostruosa incredibile barbara differenza che vi distingue, sì è venuta a creare, perché i suoi avi, diversamente dai tuoi avi, lungo la storia delle scimmie bianche e senza peli, come le definisce Desmond Morris, zoologo e etologo inglese, picchiavano più forte dei tuoi avi. E non solo picchiavano più forte, rubavano anche, ammazzavano, imbrogliavano, calpestavano, trucidavano, dettavano leggi, leggi che andavano contro tutti gli altri eccetto loro e i loro compari. Non dimenticare il detto, giovane africano: forte coi deboli, deboli coi forti e in pace diplomatica con tutti quelli che picchiano tanto forte quanto te.
I forti, amico mio, facevano guerre, tante guerre e di preferenza aggredivano i deboli, quelli come te. Spargevano sangue, tanto sangue. Poi, col passare del tempo, le guerre le facevano fare agli altri, a quelli come i tuoi avi che erano ormai diventati i loro schiavi, e loro, i forti, si godevano lo spettacolo sanguinolento a distanza e al sicuro.
Ovunque andavano questi figli dell’apocalisse, portavano morte e distruzione: trucidavano, insanguinavano la terra, i campi, le case uccidendo vecchi adulti e bambini e stuprando donne e fanciulle. Poi, una volta saziata la loro bestialità, li ammazzavano tutti e s’impossessavano dei loro beni. Ogni cosa che sbirciavano, toccavano, pensavano e agognavano questi killer senza anima e senza cuore, appassiva, moriva. Infine, grazie alla loro ferinità e astuzia machiavellica, finirono per imporre agli altri, ai deboli come i tuoi avi e come te, di adorarli, di costruirgli castelli, luoghi di culto, monumenti e di chiamarli re e regine, figli del Sole e figli degli dei, oppure, se vuoi, di chiamarli regina Mary-Luisa-Kapeto-Borbone-Marinoroff, capisci? Inizi a capire come si è venuta a creare la nostra società e di cos’è fatta la nostra storia, figlio dell’Africa?
In realtà, e non voglio tediarti con quest’argomento ormai conosciutissimo e noiosissimo, né prenderti altro tempo, tempo che dovrebbe essere prezioso anche per te che sei pelle e ossa, in realtà tutta questa bestialità sociale è dovuta alla scimmia ingorda e sanguinaria, e la regina Mary-Luisa-Kapeto-Borbone-Marinoroff la rappresenta in tutto e per tutto.
Tra te e il così chiamato “principino”, le cose stanno esattamente in questo modo: lui non è un principe, nessuno nasce principe, re o regina, si nasce scimmia, bestia, animale, specie, tutto quello che vuoi, ma non si nasce principe, re o regina e tanto meno Mary-Luisa-Kapeto-Borbone-Marinoroff.
Il principino non è neppure tutto quello che questa parola “principino” voglia dire. Affatto. Per nulla. Per niente. Neppure per sogno. Lui è solo, secondo la natura, un animale che è apparso casualmente sul pianeta Terra come altri appaiono casualmente su altri pianeti; invece, secondo un’etica e una morale umana, lui è un omicida, rappresenta la classe delle scimmie assassine, quelle che non ne hanno mai abbastanza né di averi né di poteri. E tu, reietto africano, tutto pelle e ossa, grazie alla sua barbarie e al suo arbitrio, sei diventato una sua vittima ancora prima che tu nascessi. Inizi a capire adesso come stanno realmente le cose fra te e lui?
Ora io, io che mi rifiuto di farti l’elemosina e mi rifiuto perché ritengo che nessun essere umano dovrebbe chiedere l’elemosina a un altro essere umano, io t’insegno, giovane africano dallo sguardo fiero, sei massime fondamentali e universali per il buono e il giusto equilibrio del vivere, non tra le scimmie assassine, queste ormai sono irrecuperabili, ma tra tutti gli esseri evoluti della Terra, quelli che non sono rimasti bestie, ma sono diventati esseri umani.
La prima di queste massime è: devi smetterla di elemosinare, smetterla di piangerti addosso, smetterla di sottometterti al giogo dei barbari e devi iniziare a combattere, e intendo combattere con ogni immaginabile e inimmaginabile mezzo contro i tuoi nemici. Questi non sono esseri umani, mai stati, questi sono predatori e uccisori della peggior specie. Ecco chi devi combattere all’ultimo sangue e devi farlo per la tua vita, per la tua dignità e per tutti i tuoi simili in Africa e nel resto del mondo.
La seconda massima è: devi costruire una nuova società, non una come quella in cui vivi, questa è stata creata, come ormai sai, all’immagine della barbarie. La nuova società dev’essere costruita pezzo a pezzo secondo un’etica razionale, giusta, del buon senso e dell’umanità.
La terza massima è: ricordati che nessuna scimmia bianca, nera o gialla e senza peli che sia, è più d’una scimmia. Le scimmie sono scimmie e basta. Non c’è nulla in loro che va oltre la fisica, nulla di soprannaturale e di metafisico.
La quarta massima è: devi cercare di essere in ogni situazione, in ogni tempo e in ogni luogo un degno rappresentante, non solo della tua specie, ma di tutte le specie e dell’umanità intera.
La quinta massima è: non dimenticare mai che fino a quando un solo essere umano nell’intero Pianeta viene ingiustamente maltrattato, tutte le istituzioni che lo compongono non sono degne di esistere.
La sesta e ultima massima è: il mondo in cui vivi ora, è un mondo falso e violento da cima a fondo. Non ha nulla né di sano né di umano ed è d’una ferocia unica. Questo mondo non è degno di esistere. Se ci tieni a cambiarlo, e dovresti; se ci tieni a dargli un senso, e dovresti, se ci tieni ad umanizzarlo, e dovresti, allora devi farlo tu, tu e basta, capisci? Smettila allora di mendicare, smettila di brontolare, smettila di fare la vittima, smettila di essere una cavia, la natura non ama né i vigliacchi né i deboli, combatti allora, combatti fino all’ultimo respiro, fino all’ultima goccia di sangue, non per attutire la fame e prolungare la tua agonia, non per l’istinto di sopravvivenza, non per accumulare altra vergogna su di te e sui tuoi fratelli, ma combatti per i tuoi inviolabili diritti e per un mondo migliore o vai all’inferno!
Ecco cosa t‘insegno io, figlio dell’Africa, io Orazio Guglielmini.
E dopo aver dato ancora un’occhiata a quell’essere che gli stava davanti attento e con quel suo sguardo fiero, Orazio si affrettò ad andare via.
Non aveva fatto ancora due passi, quando una voce vibrante di vita lo raggiunse: “Grazie, Orazio Guglielmini, grazie per aver cambiato, non solo la mia vita, ma anche la mia visione del mondo.”
Il giovane Orazio, nell’udire quelle inaspettate parole, si fermò. Voleva voltarsi, guardare di nuovo in faccia quella creatura. Non lo fece. Abbozzò un ghigno, un ghigno che si trasformò in una grande risata: Guglielmini si era scoperto un narratore!
1 racconto tratto da “Ribelli non si nasce”
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