Un lavoro fisso: un sogno che rende poco
Nasciamo, cresciamo, moriamo; ci innamoriamo, disinnamoriamo e riinnamoriamo di nuovo; iniziamo a lavorare come contadini, poi in fabbrica e poi a fare i fruttivendoli: la vita, un cambiamento continuo, nulla è fermo, da quando ho iniziato a scrivere questo paragrafo le mie cellule sono cambiate milioni di volte.
Non c’è nulla di fisso, di stabile in tutto l’universo. L’immobile, l’indeterminato, il fisso è l’eccezione non la regola. Solo una cultura morta, e la cultura italiana è una cultura morta (va avanti con la testa volta all’indietro, più morta di così!), può motivare i suoi seguaci a desiderare un posto di lavoro fisso, cioè ad una noia fissa, ad una morte anticipata, ma mai una cultura viva, dinamica e bene organizzata.
La vita è cambiamento, è dinamismo e non è una cosa fissa. Un lavoro fisso, è una sbobba fissa e questa è morte (sempre con qualche eccezione), è stagnazione esistenziale, vita povera e mediocre. Noi siamo figli dell’universo e l’universo è super dinamico. Non c’è nulla di fisso in esso, è tutto fluido, tutto scorre, panta rei, direbbe Eraclito.
Il problema dei giovani e di tutti i lavoratori non è il fatto che non trovino un lavoro fisso, il problema è che vivono in una società che li sfrutta, che non li ama, che cerca ogni possibile marchingegno per fregarli, che non sa come gestirli, che non vuole organizzarsi in modo che se uno desidera cambiare lavoro possa farlo senza problemi.
Manca l’amore tra gli esseri umani, il resto è tutto detto.