Una messa funebre o un testamento rivoluzionario al mio funerale? – 2 post, il secondo
Il testamento rivoluzionario
Niente Rossi, amico Rossi, voglio, voglio proprio proporti qualcosa a questo riguardo di modo che tu, alla tua santa morte, non sia seppellito con la solita artificiosa messa funebre. Non morire, dunque, non morire, per favore, non morire prima di aver scritto un testamento. Che tipo di testamento? Quello in cui dirai tu come vorrai essere seppellito e con quali modalità, con quali parole, musica e le persone che non vorresti al tuo funerale. Se così desideri potrai anche decidere le parole che devono essere dette. È un tuo diritto. Basta solo scrivere quelle parole che ti senti di scrivere, purché siano vere e siano tue.
Lo so, non tutti siamo eroi durante la vita. Non è neppure una consolazione esserlo quando non ci siamo più. Rimarrebbe comunque una testimonianza onesta. Almeno per una volta, uno potrebbe dire veramente ciò che pensa. Non è necessario scrivere milleduecento pagine come ha fatto Jean Meslier, il prete più rivoluzionario e ateo della Terra, nel suo “Testamento”, sono sufficienti poche parole, quelle che ti senti di scrivere, le tue insomma.
Potresti anche incaricare qualcuno, un amico o uno della famiglia, di leggere il tuo “testamento” prima che ti seppelliscano. Oppure potresti registrare su un nastro quello che vuoi dire al tuo funerale. Non vedo perché uno debba andarsene senza aver deciso lui stesso il “come” vuole essere seppellito.
In quel momento, proprio prima del tumulamento, ci vorrebbero proprio le parole del morto. Una cosa del genere, Rossi, rivoluzionerebbe i funerali, li renderebbe più interessanti. Al posto di sentire le solite fandonie che dicono i preti nei loro luoghi di indottrinamento, uno potrebbe sentire ancora una volta la voce del morto, ancora calda, ancora forte e penetrante scaturire dall’altoparlante tra i presenti. Puoi immaginare la tensione che questo evento creerebbe, perché tutti quelli che sono lì potrebbero essere chiamati in causa, menzionati, criticati. Mi si rizza il pelo solo a pensarlo!
Se questo avvenisse, sono convinto che i funerali smetterebbero di essere tristi, malinconici, noiosi, come quello della fu signora Maria Luisa Pollodoro. Diventerebbero invece rivoluzionari nel vero senso della parola. Attirerebbero molte persone. E non solo. Diventerebbero anche creativi, una vera e propria arte.
E non solo. Questo ci aiuterebbe ad essere più veri con noi stessi e con gli altri. Sono convinto che ci sarebbe più verità in un singolo testamento, non in uno di quelli che miri alla celebrità post mortem, ma in uno di quelli d’un semplice mortale, che non in tutta l’eccelsa letteratura del Paese delle meraviglie.
Voilà, Rossi, la mia proposta: scrivi subito il tuo “testamento”, perché nella vita non si sa mai cosa può succedere da un momento all’altro, e fai in modo, per favore, fai in modo che nessun prete al mondo insulti la tua salma col suo artificio mentale!